Coronavirus, tamponi e anticorpi. Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

Questa epidemia è stata caratterizzata da una quantità elevata di informazioni, come ci si poteva aspettare considerando il fatto che la maggior parte di queste corre sul web, e le stesse informazioni sono state spesso contrastanti.

Siamo partiti con l’idea che questa fosse una normale influenza (difficile pensarlo per una infezione che in Cina aveva comunque una mortalità superiore al 2%) e che i pazienti senza sintomi non potessero diffondere il virus e quindi contaminare altre persone.

Siamo passati dal dire che le mascherine non servissero ad ora che saranno obbligatorie per entrare in qualsiasi negozio, se non addirittura per passeggiare per strada, e dall’idea che bastasse stare lontani un metro uno dall’altro senza rendersi conto che questa distanza è poca per sentirsi al sicuro.    

Grazie a queste notizie tranquillizzanti ci siamo ritrovati in piena emergenza.

Quindi ora facciamo fatica a credere a qualsiasi informazione ci venga passata.

Gli anticorpi

Nelle ultime settimane i quesiti riguardano l’efficacia del test per la ricerca degli anticorpi, se questi anticorpi saranno protettivi, se ci si può riammalare.

Praticamente, siamo passati da una mancanza di cautela a una situazione dove nessuno sembra dare più certezze. Non stupiamoci quindi se ansia, depressione e insonnia sono sempre più frequenti in un periodo di pandemia Covid-19.

Poiché ci sarebbe molto da scrivere, vediamo di fare chiarezza almeno su alcuni punti, ricordando che il problema odierno è che le informazioni mediche vengono trasmesse in modo più sensazionalistico che scientifico.

Il messaggio che i test anticorpali non sono sicuri per fare diagnosi per infezione da coronavirus vale per la fase acuta. Nella persona che dimostra sintomi o nella quale ci sia il rischio di contagiosità (periodo di incubazione o convalescenza), l’unico test insostituibile è il tampone, che evidenzia la presenza degli antigeni del virus SARS-COV-2.


Considerando che anche in Cina questo test poteva risultare negativo anche in pazienti con chiara sintomatologia, hanno associato al tampone la ricerca degli anticorpi IgM (quelli che iniziano per primi) e delle IgG (quelli più specifici, che vengono prodotti dopo, ma che servono ad eliminare il virus).

Hanno quindi analizzato gli anticorpi in pazienti con sintomi specifici per malattia covid-19, ma negativi al tampone, ed associando i 2 test hanno aumentato la capacità di fare una diagnosi di infezione da SARS-COV-2.

(Rif. Guo L, Ren L, et al. Profiling early humoral response to diagnose novel coronavirus disease (COVID-19). Clinical Infectious Diseases 2020 Mar 21.)


Purtroppo, gli anticorpi da soli non sono sufficienti per fare una diagnosi di malattia in corso poiché generalmente si positivizzano dopo qualche giorno dall’inizio dei sintomi. Gli studi evidenziano come le IgG si sviluppino entro 10 giorni dal contagio.

La ricerca degli anticorpi specifici nel sangue è invece ESTREMAMENTE IMPORTANTE per:

  • Evidenziare se si è venuti a contatto con il virus, quindi nei casi che sono stati asintomatici o con sintomi sfumati o atipici per confermare l’avvenuta infezione
  • Per vedere se è avvenuta la produzione anticorpale e seguirla nel tempo

Gli anticorpi IgM sono quelli che iniziano per primi e che difendono l’organismo all’inizio dell’infezione. Gli anticorpi IgG sono invece quelli più efficaci e che servono ad eliminare il virus. Mentre le IgM calano nel giro di 2/3 settimane, le IgG cominciano a comparire dopo circa 8/10 giorni e possono durare da mesi ad anni.

Ma gli anticorpi presenti sono neutralizzanti? E per quanto dureranno?

Risposte sicure non ne abbiamo. Però gli anticorpi IgG presenti dovrebbero neutralizzare il virus e sono quelli che ci permettono di eliminare l’infezione.

Sulla durata della protezione si parla almeno di mesi, anche se il dott. Mario Plebani, settore biochimica clinica e biologia molecolare clinica dell’Università degli studi di Padova, avanza l’ipotesi che se il SARS-cov2 dell’epidemia in corso avrà le caratteristiche del virus SARS precedente, la protezione potrebbe anche essere anche di alcuni anni (almeno 3 per la SARS).

Quindi cautela ma moderato ottimismo.

La positività agli anticorpi mi dice che sono guarito o che non sono più contagioso?

Considerando che metà dei pazienti trattati con sintomi lievi di coronavirus presenta ancora il virus nell’organismo (e quindi è potenzialmente contagioso) fino a 8-10 giorni dalla scomparsa dei sintomi (e qualcuno anche per periodi più lunghi), vuol dire che sono potenzialmente contagiosi.

In questo caso una valutazione con gli anticorpi mi direbbe che ho avuto Covid-19, ma per sapere se sono contagioso dovrò comunque eseguire un tampone.

Le ultime indicazioni sono infatti di fare tampone ai soggetti che hanno anticorpi positivi, che non abbiano avuto una diagnosi di infezione ed un tampone precedente, per vedere se sono ancora contagiosi.

Considerando che parliamo di un virus che stiamo conoscendo ora, è importante utilizzare le stesse precauzioni degli altri, sia di igiene che di distanziamento (sia con anticorpi che indichino avvenuta infezione, sia con tampone negativo), sino a che ulteriori studi non ci diano indicazioni diverse.

In molte zone sono iniziate le analisi con test anticorpale per verificare diffusione dell’infezione. Saranno test ematici che permetteranno anche di quantificare le immunoglobuline e come si modificano nel tempo.

Ricordiamoci che su diversi studi una percentuale che va dal 30 al 60 % e più dei soggetti che contraggono l’infezione presentano pochi o nessun sintomo, oppure sintomi che spesso, purtroppo per mancanza di conoscenza, non vengono associati ad una infezione da coronavirus, come ad esempio la mancanza di gusto od olfatto, che per molti infettivologi è uno dei sintomi più caratteristici.

Esperienze personali.

Tra gli altri, ho effettuato il test anticorpale su 3 pazienti con persistente mancanza di olfatto, insorta da circa un mese. Tutti e tre presentavano positività agli anticorpi IgG e 2 di questi sono stati sottoposti a tampone rinofaringeo da operatori dell”unità operativa dell’ufficio di Igiene e Sanità pubblica di Trento.

Di questi 2 tamponi uno è risultato positivo (caso 2) ed un altro negativo.

Sapere di avere contratto l’infezione, dopo adeguata valutazione dei sintomi avuti, magari un mese e mezzo prima, o per contatto con pazienti poi rivelatisi positivi, è il quesito che si pone la maggior parte delle persone.

CASO 1

Paziente con quadro clinico estremamente suggestivo di infezione COVID-19, insorta fine febbraio.

Visto periodo di congestione e mancando anamnesi di contatto, non è stato eseguito tampone.

Tampone negativo effettuato in data 2 aprile. Quindi non presenza di virus.

Il test ha evidenziato banda di positività per le IgG e negatività per le IgM (C sta per controllo, deve sempre essere presente per validare il test). Quindi paziente che, valutando quadro clinico caratteristico, negatività per tampone e positività per anticorpi IgG, ha superato l’infezione e si è immunizzato.

C è la linea di verifica ( controllo) , deve essere positiva per validare il test.


CASO 2

Soggetto con quadro clinico quasi esclusivamente rappresentato da mancanza di olfatto presente da più di un mese.

Non effettuato tampone.

Test anticorpale evidenzia una linea molto sfumata sulle IgG.

Quindi soggetto che è venuto a contatto con il virus SARS-Cov2, ma con ancora presenza di un sintomo clinico caratteristico.

Esegue tampone che risulta positivo.

Il soggetto è stato isolato sino a prossima valutazione con tampone.


CASO 3

Questo ultimo caso evidenzia un test anticorpale negativo. Il segno che si vede, lungo la lettera C, indica controllo. Questo segno deve sempre essere presente, evidenzia che il test è stato eseguito in modo corretto.

Soggetto con episodio di polmonite ai primi di febbraio, non caratteristico per COVID19.

Il test evidenzia che quell’episodio era molto probabilmente dovuto a virus diverso, considerando clinica e tempistica.

Quindi dovrà mantenere, come per tutte le persone non immuni (ma in realtà come tutti), attenzioni a sintomi e contatti.

Riassumendo

Se un paziente ha eseguito un tampone positivo e successivamente ha avuto 2 tamponi negativi (cioè considerato guarito), consiglio di aspettare i test ematici con la quantificazione degli anticorpi da seguire nel tempo.

Per questo motivo è importante che i test anticorpali siano approvati CE e che l’interpretazione del test sia affidata al medico, in quanto deve essere valutata in rapporto a sintomi ed all’anamnesi, cioè alla storia del paziente.


AUTORE

Fabio Diana

Medico chirurgo, specialista in medicina interna e medicina dello sport, esperto in alimentazione.

Le informazioni riportate sono indicative e NON costituiscono in nessun modo terapie e cure mediche per la risoluzione di malattie, disturbi e/o altre patologie della salute.

La visita medica tradizionale rappresenta il solo strumento diagnostico per un efficace trattamento terapeutico e che gli eventuali suggerimenti contenuti nel sito vanno intesi come meri consigli di comportamento, non sostitutivi della visita medica.